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Gas russo? La soluzione è italiana e costa 10 volte meno

Per fare fronte all’attuale crisi energetica del nostro Paese, che sta causando uno shock economico senza precedenti, rendendoci meno dipendenti dalla Russia e pagando prezzi inferiori a quelli attuali, ci sarebbe una soluzione semplice, efficace e disponibile in pochi mesi, ovvero fare ripartire le estrazioni di gas, utilizzando le molteplici piattaforme presenti nel nostro Paese.

In Italia si stima che ci siano 140 miliardi di metri cubi di gas disponibili, dal momento che su un totale di 1.298 punti di estrazione presenti, ad oggi ci sono 752 pozzi di estrazione del gas inattivi: sarebbe sufficiente riattivare questi pozzi, per riuscire a produrre, in pochi mesi, 30 miliardi di metri cubi di gas in un solo anno, pari a 10 volte di più di quello che produciamo oggi.

In Italia, nel 2000, si estraevano 17 miliardi di metri cubi di gas, che oggi, a seguito delle politiche verdi della UE, adottate anche nel nostro Paese, si sono ridotte a 800 milioni di metri cubi, ovvero il 95% in meno.

Il sito del Ministero per la transazione ecologica evidenzia che in Italia ci sono centinaia di “pozzi produttivi ma non eroganti”, come quelli delle piattaforme Cassiopea ed Argo in Sicilia, che sarebbero in grado di produrre, da sole, 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno, piuttosto che quello della piattaforma Daniele, a dieci miglia dalle coste di Abruzzo e Marche (con quattro pozzi produttivi ma non eroganti), della piattaforma Fabrizia a San Benedetto del Tronto ed infine quelle presenti in Romagna e nella laguna veneziana: in questi pozzi, il gas è pronto per essere estratto, ma dal momento che mancano le autorizzazioni governative, non si procede.

Il gas estratto dalle nostre piattaforme, inoltre, avrebbe un costo di 5 centesimi a metro cubo, rispetto al prezzo di 70 centesimi a metro cubo che paghiamo per importarlo dalla Russia, Libia, Algeria, Norvegia, Olanda e Danimarca: oggi importiamo il 94% del nostro fabbisogno di gas, mentre ne produciamo solo il 6%.

Davide Tabarelli, Presidente di Nomina Energia, afferma che “dobbiamo riaprire davvero le centrali a carbone, come accade in mezza Europa e dire chiaramente agli italiani che bisogna iniziare a spegnere la luce e ridurre i consumi, dal momento che non credo che nel lungo periodo la transizione verde risolverà tutti i problemi: quello che più conta è la strategia nell’immediato, dal momento che questa è un’emergenza senza precedenti e destinata a durare a lungo e la stiamo affrontando con un ottimismo immotivato. Gli obiettivi di cui parlano Draghi e Cingolani non sono raggiungibili, lo dicono i numeri e la soluzione di sganciarsi dalla Russia non è così breve”.

PPI: prezzi alla produzione in Italia

L’aumento dei prezzi all’ingrosso in Italia (detti anche “prezzi alla produzione” o PPI) è aumentato del + 9.7% rispetto a gennaio.

Producer Price Inflation month-over-month in Italy

Il medesimo indice PPI è aumentato del + 32.9% in Italia, rispetto ad un anno fa.

È indispensabile intervenire immediatamente, per scongiurare uno shock economico senza precedenti, in grado di mettere in ginocchio non solo la nostra economia, ma anche le nostre famiglie: siamo in grado di contrastare l’aumento dei prezzi del gas e di renderci indipendenti dalle attuali forniture straniere, perciò dobbiamo agire nell’interesse e nella salvaguardia del nostro Paese, utilizzando le nostre risorse naturali, già disponibili e pronte all’uso in alcuni mesi.

Italy PPI Manufacturing

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