Con il termine “valutazione cognitiva” gli psicologi indicano la “lettura che noi diamo ad un evento”, il modo in cui lo interpretiamo, il modello che ci siamo costruiti del mondo e che determina una risposta emozionale, comportamentale e fisiologica agli eventi.
Ognuno di noi filtra e seleziona gli stimoli che riceve dall’esterno, accettando ed inserendo nel proprio “computer cerebrale” soltanto quelli che ritiene utili o importanti: è attraverso i nostri pensieri che diamo delle risposte, diamo un significato a ciò che ci accade.
Quelli che riconosciamo e dei quali abbiamo coscienza sono i pensieri prevalenti, che più corrispondono al nostro modo di vedere le cose e che dipendono da molti fattori, tra cui educazione, valori, esperienze passate, livello di autostima, ecc.
Quindi, anche se la realtà oggettiva esiste, la nostra esistenza si svolge in una dimensione che è una costruzione, ovvero una interpretazione del reale, compreso il nostro rapporto con noi stessi e con il mondo.
Si può vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno e nonostante il bicchiere rimanga sempre lo stesso, quelli che ricaviamo sono due modelli del mondo attuale completamente opposti: ritengo che adesso il bicchiere sia mezzo vuoto.
I titoli azionari che hanno recuperato più velocemente, dopo il crollo dei mercati finanziari di marzo ed in alcuni casi hanno segnato nuovi massimi storici, sono Amazon, Netflix, Amd, Tesla, il settore dei semiconduttori, come Nvidia e Roku, poi i titoli del software, anche secostano 100 volte gli utili, oppure sono in perdita come Coup, Mdb,Shop, Etsy e Okta.
Il mercato Usa segue dei “trend” ed in questo caso ha scelto un gruppo di titoli che hanno in comune la caratteristica di appartenere al settore del commercio online e del software in generale, con alta crescita del fatturato, anche se in alcuni casi senza utili.
L’Etf Clix, per esempio, ha segnato il suo massimo storico di recente, utilizzando una strategia di investimento long sui titoli come Amazon e short sui titoli dei “negozi fisici”.
Questo è un altro Etf che investe long sui titoli ad alta crescita di fatturato e short azioni “value”.
Infine il grafico del Russell “growth”, cioè l’Indice di tutti i titoli Usa con alta crescita di fatturato, diviso il Russell “value”, ovvero l’Indice delle azioni in guadagno che costano poco: il grafico evidenzia che siamo tornati ai livelli del 2001.
Questi grafici confermano che il rimbalzo del mercato, dai minimi del 23 marzo, ha riguardato soprattutto i titoli “digitali”, e-commerce, software, “cloud” innovativo, video ed anche i soliti nomi Microsoft, Google, Apple, Facebook, Apple con il risultato che il Nasdaq è già tornato vicino ai massimi pre-crisi.
Questo significa che i Fondi ed i Gestori, dopo il crollo di marzo, non hanno comprato titoli che hanno perso molto ed ora sono convenienti (e che dopo la fine del lockdwon possono riprendersi), ma hanno preferito quei titoli che, anche prima della crisi, avevano tassi di crescita elevati.
Non hanno investito su titoli convenienti, nell’aspettativa che il lockdown finisse e lo dimostra il fatto che l’Indice Small Cap Russell 2000 è ancora a -29% dal massimo: stimano che i titoli ad alta crescita “pre-crisi”, possano continuare a crescere anche se il Pil mondiale crolla del 3% e quello americano del 7%- 8%.
E’ un ipotesi molto “strong”, soprattutto per quelle aziende, come Google e Facebook, i cui ricavi dipendono dalla pubblicità: Expedia (prenotazioni online), ad esempio, ha annunciato che ridurrà il suo budget pubblicitario nel range 1-5 Mld. Usd.
Più che un “strategia di investimento” di medio termine, quello in atto mi sembra un “trend speculativo” ed “aggressivo” di breve termine, alla stregua di quanto è accaduto in marzo, anche se di segno opposto: i gestori hanno ripreso soprattutto gli acquisti-pre crisi di società che crescono in termini di fatturato, ma che costano anche 200 volte gli utili ed in alcuni casi sono in perdita (Netflix).
Mi sembrano più che altro “titoli di moda”, che dopo la fine del lockdownd avranno enormi difficoltà a sostenere i tassi di crescita che i loro attuali p\e prezzano: in Svezia, ad esempio, pur in assenza di misure preventive forti, i cinema sono sempre deserti ed in Cina, a Wuhan, i ristoranti che hanno riaperto sono vuoti, mentre in generale i consumatori difficilmente riprenderanno a spendere secondo il loro precedente “stile di vita”.
Insomma, per quanto l’offerta di prodotti e servizi si contragga (per chiusura temporanea o definitiva dell’attività, oppure per minore produzione), la domanda si contrae ancora più velocemente: gli aerei volano sempre meno, ma quei pochi che volano sono quasi vuoti ed è difficile pensare che le compagnie alzino i prezzi in questo contesto.
Il grafico evidenzia le richieste di sussidi di disoccupazione Usa (linea verde) nelle ultime tre settimane pari a -22.025.000, rispetto all’incremento degli occupati (linea bianca) dal 2008 ad oggi, pari a +22.025.000.
Nella mia precedente analisi ho sostenuto, a causa delle conseguenze che il lockdown avrà sull’economia mondiale, che quello in corso fosse un rimbalzo tecnico, prima di una “seconda gamba di ribasso”: questa view è confermata dall’attuale “sentiment di mercato” che suggerisce, non appena si entrerà nella fase 2 post Covid-19, di vendere i massimi di questo rimbalzo.
Non ci sarà alcuna ripresa economica mondiale V-shaped nel breve termine ed inoltre un ipotetico vaccino non risolverebbe il problema, dal momento che il virus potrebbe mutare e ripresentarsi verso la fine dell’anno: inoltre il “mondo reagirà lentamente” allo scenario post-lockdown, con il 70% dell’economia Usa nel settore “service” ancora in piena crisi.
Cash still remains king.
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