IL TREND DELLA SOTENIBILITÀ AMBIENTALE, SOCIALE E DI GOVERNANCE (ESG).
La sostenibilità piace, anche nel mondo finanziario e nel suo consueto rapporto sulla stabilità finanziaria, il Fondo monetario internazionale (FMI) ha rivelato che oltre alla ripresa dell’economia, dopo il crollo legato alla crisi sanitaria globale, c’è stato un boom dei mercati di titoli legati agli standard di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (Esg): protagonista assoluta l’Europa che detiene quasi il 70% dell’offerta di fondi sostenibili globali.
Un trend che ha confini ben definiti, visto che le attività in Fondi sostenibili alla fine dello scorso anno hanno segnato una crescita record del 50% rispetto alla fine dell’anno precedente, con quasi 1.700 miliardi di dollari: se è l’Europa al momento a fare la parte del leone, molti sono i segnali di interesse crescente anche in altri mercati, come quello degli Stati Uniti, dove le vendite di Fondi sostenibili hanno toccato i 50 miliardi di dollari (più del doppio rispetto al 2019, complice anche la promessa di riforme green contenute nel programma del nuovo presidente Joe Biden).
JOE BIDEN LANCIA IL SUO AMERICAN JOBS PLAN
Nel momento in cui è cominciata la stagione delle trimestrali a Wall Street, il presidente Usa Joe Biden ha lanciato il suo American Jobs Plan, che ha come punto di forza l’energia pulita: il maxi-piano da 2.000 Usd riguarda i settori delle infrastrutture, dei trasporti e del lavoro, nell’ottica di mitigare gli effetti del riscaldamento globale, con tante misure dirette al tema della transizione energetica ed il punto di forza dell’intero piano si chiama, infatti, Clean electricity standard, con l’obiettivo di decarbonizzare il settore americano dell’energia elettrica entro il 2035, portando gli Usa a zero emissioni nette entro il 2050.
Il piano di Biden è ambizioso: da qui al 2030 l’America investirà 35 miliardi di dollari in soluzioni tecnologiche che mettano il Paese in grado di affrontare la crisi climatica e facciano in modo che l’America diventi leader mondiale nel settore dell’energia pulita. Biden intende investire anche 15 miliardi di dollari su progetti specifici (stoccaggio di energia e di gas serra, idrogeno, veicoli elettrici, nucleare, eolico offshore) e chiederà alle aziende quotate sulla Borsa di Wall Street di fare la loro parte, aumentando la quota di energia pulita che producono e pagando anche una carbon tax.
NESSUNA BOLLA: UN CAMBIO DI ATTEGGIAMENTO RISPETTO AGLI ESG
Secondo gli esperti dell’istituzione di Bretton Woods, non ci troviamo di fronte ad una bolla generata dalla situazione contingente, ma si tratta di un vero e proprio cambio di atteggiamento rispetto agli Esg da parte di larghe fasce di popolazione, sempre più consapevoli dei costi derivanti dai danni all’ambiente, dalla cattiva governance e dai conflitti: secondo Tobias Adrian, direttore del dipartimento mercati monetari e dei capitali del Fmi, il primo fattore di crescita è proprio una vera allocazione di risorse da parte di istituzioni finanziarie e fondi di investimenti su questi titoli.
Tuttavia, nonostante la forte accelerazione che le tematiche ambientali, sociali e di governance hanno registrato negli ultimi anni anche in ambito finanziario, la strada da fare verso dei risultati che possano considerarsi realmente soddisfacenti, è ancora tanta, specialmente in Italia, dove sono ancora pochissime le Pmi che scelgono su base volontaria di redigere la dichiarazione non finanziaria: meno di dieci, come conferma una semplice ricerca sul sito della Consob.
LA TRANSAZIONE ENERGETICA ED IL GREEN DEAL EUROPEO
La transizione energetica non è un impegno politico solo americano, visto che il Green Deal europeo va in questa direzione ed anche Cina ed altri Paesi emergenti si stanno impegnando verso un mondo a emissioni zero: il mercato, che anticipa sempre i risultati delle decisioni politiche di lungo termine, ha già ampiamente reagito con diversi titoli di energia pulita, che hanno avuto un rialzo di oltre il 100% dall’inizio del 2020 e hanno tenuto anche dopo la recente volatilità delle Borse.
Va detto però che, se è vero che la redazione della Dnf è obbligatoria solo per le grandi aziende con un numero di dipendenti superiore a 500, è altrettanto vero che oggigiorno all’interno di un bilancio le informazioni non finanziarie sono divenute una voce sempre più importante per consolidare un dialogo esaustivo e convincente con gli investitori, con i soci della società e con gli altri stakeholder. Dovrebbe essere molto vicina la fase conclusiva dell’iter di revisione della direttiva europea Non-financial reporting, che ha proprio l’obiettivo di ampliare a molti altri soggetti l’obbligo di dedicarsi alla Dnf. Il che dovrebbe far comprendere alle piccole e medie imprese italiane il significato e il vantaggio di indicizzare e fornire al pubblico questo set di informazioni essenziali, più strettamente legate alla propria cultura d’impresa e al proprio modo di fare business non focalizzato al mero risultato economico.
Contattami per maggiori informazioni, proposte o anche solo per conoscermi meglio