La tv indiana (https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=hBl8sGUvzXY&list=PL6HkcDeZsRfM5eRqZ2Ysmx1mY7xUKu7gD&index=4) ha colto il cambio di paradigma monetario in corso ed in particolare la possibile fine del sistema del petrodollaro, sostenendo che l’attuale conflitto potrebbe essere una grande occasione per Russia, Cina, Iran, India, Venezuela ed anche Arabia saudita, dal momento che la Russia e la Cina, in particolare, stanno pensando a come liberarsi del sistema monetario occidentale e rendersi indipendenti dalla valuta americana.
Finora, quando la Russia comprava dalla Cina, doveva pagare in dollari e viceversa, ovvero la Cina pagava in dollari il gas, il petrolio ed altre materie prime, comprate dalla Russia: la Cina, in particolare, non voleva rubli, perché era una valuta debole, che dal 2014 si è svalutata del 100% nei confronti del dollaro, mentre lo yuan cinese è rimasto stabile ed ha oscillato poco.
Se ora i Paese europei decidessero di pagare il gas e le materie prime russe in rubli, significa che per la prima volta nella storia, dovrebbero acquistare rubli sul mercato e questo potrebbe cambiare l’attuale paradigma monetario, soprattutto per la Cina, che vede il dollaro Usa come unica valuta di scambio per queste merci.
La Cina, potrebbe infatti contare sul fatto che il rublo diventi una valuta più stabile, grazie al flusso di acquisti fatti dai Paese europei ed anche se al momento è solo la Russai che sta insistendo per ricevere pagamenti in rubli (al posto di Usd ed Eur), anche la Cina (ed altri Paesi) potrebbe trarne vantaggio, liberandosi dalla dipendenza dal Usd.
La Cina inizia a comprare carbone dalla Russia, pagandolo con yuan: una volta che il rublo si stabilizza ed eventualmente i Paese europei lo utilizzino per comprare il gas dalla Russia, poi anche la Cina può essere pagata in rubli, perché poi, a sua volta, li utilizza per vendere le suo merci agli europei ed in questo modo, nessuno usa il dollaro (//www.bloomberg.com/news/articles/2022-04-07/russian-coal-and-oil-paid-for-in-yuan-to-start-flowing-to-china).
Bloomberg stima che quest’anno la Russia incasserà 320 Mld di Usd dalla vendita di materie prime, circa 100 Mld. Usd in più che l’anno scorso (https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-04-07/russia-sidesteps-sanctions-to-flood-a-willing-world-with-energy).
Proviamo, con un semplice esempio, a dimostrare cosa potrebbe accadere
A) la Cina potrebbe vendere i suoi prodotti alla Russia, ricevendo rubli;
B) i Paese europei, a loro volta, potrebbero comprare rubli dalla Cina, pagandoli con i propri Eur;
C) i medesimi Paesi europei, a questo punto, potrebbero utilizzare rubli, per comprare il gas dalla Russia;
D) la Cina, infine, potrebbe utilizzare Eur (ricevuti dai Paese europei), per comprare prodotti europei (auto, moda, ecc..);
E) la Russia, poi, con i suoi rubli, potrebbe comprare prodotti dalla Cina (pc, software, chips, ecc…)
L’esempio evidenzia che, in teoria, d’ora in poi, la Cina e la Russia potrebbero utilizzare per i loro scambi, solo lo yuan ed i rubli, evitando di usare euro e dollari come fanno adesso: il Usd, soprattutto, non sarebbe più necessario ed il fatto di introdurre un meccanismo automatico, per cui il gas (e successivamente anche altre materie prime russe) viene pagato in rubli, assicura un mercato dei cambi per il rublo più ampio e più stabile, dal momento che i Paese europei ne garantiscono l’utilizzo.
Ora si comprende il vero motivo per cui i leader occidentali si stanno opponendo alle richieste russe, dal momento che in realtà la Russia, insieme alla Cina, stanno cercando di fare utilizzare le loro valute al posto del dollaro: l’uscita inoltre della Russia dallo Swift, sta ulteriormente accelerando questo trend.
Questo, inoltre, potrebbero essere solo l’inizio, dal momento che lo stesso meccanismo potrebbe essere applicato non solo al gas russo, ma anche al petrolio, ai minerali ed ai cereali russi e potrebbe coinvolgere altri Paesi, tra cui Messico, Sud Africa, Pakistan, Venezuela, Iran, Afghanistan, India, Brasile, che non hanno imposto sanzioni alla Russia e potrebbero essere intenzionati a non dipendere più dalla valuta americana.
L’articolo pubblicato dal Guardian, evidenzia infatti come i rapporti tra gli Stati Uniti da una parte e l’Arabia saudita e gli Stati Uniti Arabi (UAE – United Arab Emirates) dall’altra, siano deteriorati al punto tale da “mettere in discussione la base delle loro relazioni”. (https://www.theguardian.com/us-news/2022/apr/03/us-relations-saudi-arabia-uae-oil-crisis)
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