In USA, dove il modello FeeOnly ha iniziato a svilupparsi già negli anni ’70, una recente ricerca del Certified Financial Planning Board registra come “9 americani su 10 ritengono che il consulente debba mettere i loro interessi al di sopra dei propri e debba informarli su eventuali conflitti di interesse”.
La Commissione UE sta valutando, nella nuova revisione della Direttiva Europea che darà vita a MiFid 3, il bando delle commissioni sulla vendita dei prodotti finanziari, come avvenuto in UK con la RDR: nel nostro Paese la Consob, in una survey sulle abitudini di investimento degli italiani, evidenzia come il 50% degli intervistati – di qualsiasi età, classe sociale e livello di istruzione – sia disposto a versare una parcella per il servizio di consulenza finanziaria.
Secondo la società di analisi di mercato Finer, il 90% della clientela Private ed il 99% negli HNWI (High Newt Worth Individuals) sono interessati alla consulenza FeeOnly (2019).
Una società di consulenza internazionale, ha stimato che nei prossimi cinque anni la quota di mercato per la consulenza FeeOnly possa arrivare al 10% delle masse complessive attualmente in gestione al sistema bancario ed a quello delle reti, pari a circa 5.000 miliardi di Eur: questo porterebbe le masse sotto consulenza indipendente dagli attuali 10 miliardi Eur a 500 miliardi Eur.
Il mondo finanziario sta vivendo quello che è già in atto in altri settori, ovvero una costante disintermediazione ed un calo dei margini, in presenza di una crescente domanda di consulenza indipendente, che però non trova ancora un’adeguata offerta in grado di soddisfarla.
Secondo il rapporto trimestrale di Assoreti, del primo trimestre 2020, in Italia ci sono 46.064Consulenti Finanziari di cui 22.912 operativi, che gestiscono 4.537.260 clienti, a fronte di 340 Consulenti Finanziari Indipendenti iscritti ad apposito Albo nazionale (di cui 300 persone fisiche e 40 società) che lavorano senza alcun conflitto di interesse e sono remunerati esclusivamente a parcella dai propri clienti.
ll numero dei Consulenti Finanziari Indipendenti nel mondo cresce in modo costante ogni anno, segno dell’evidente soddisfazione del mercato che continua a farne richiesta: da una recente analisi dei mercati dei Paesi finanziariamente più evoluti, è emerso, infatti, che la consulenza finanziaria indipendente, remunerata solo a parcella, rappresenta il punto di riferimento per le scelte finanziarie di milioni di investitori.
In particolare negli USA, secondo l’ultima ricerca della CFP Board of Standards (la più grande organizzazione mondiale del settore) i consulenti fee only rappresentano la categoria professionale preferita da circa la metà degli investitori americani e dal 54% di quelli anglosassoni.
Questo significa che nei Paesi con maggior cultura finanziaria, il consulente indipendente viene già percepito come l’unica figura professionale in grado di tutelare i patrimoni dei clienti senza alcun conflitto di interesse: in Italia i consulenti finanziari indipendenti iscritti all’Albo sono passati dai 100 iniziali (quando nacque l’Albo) agli attuali 340, mentre nel mondo ad oggi sono oltre 188.104 (dato di fine 2019) i professionisti certificati con oltre 26 programmi riconosciuti da CFP (Certified Financial Planner).
Il numero dei Consulenti Finanziari Indipendenti è aumentato dal 2018 nel 2019 di 6.744 professionisti ed oggi sono distribuiti nel mondo secondo queste percentuali:
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