Il coronavirus e l’attuale carenza di approvvigionamenti, ci hanno dimostrato (se ce ne fosse stato bisogno) che i camionisti sono lavoratori essenziali: sfortunatamente, circa la metà dei camionisti occupati in Australia è stata assente (https://www.abc.net.au/news/2022-01-06/supermarket-shortage-supply-chain-truck-driver-covid/100741392) dal lavoro a causa dei requisiti di quarantena Covid, dal momento che alcuni hanno avuto il virus, mentre ad altri viene chiesto di mettersi in quarantena dopo la potenziale esposizione al virus.
Indipendentemente da ciò, il risultato finale è che da un minimo di 1\3, ad un massimo della metà dei camionisti, sono sempre assenti, ogni singolo giorno, dal lavoro.
A peggiorare le cose, un dipendente su cinque di ogni supermercato (https://www.dailymail.co.uk/news/article-10377113/Australian-supermarkets-running-FOOD-supply-crisis-strikes.html) è assente dal lavoro ogni giorno, a causa dei severi requisiti di isolamento dell’Australia.
Inoltre, in determinati giorni della settimana, il numero dei lavoratori al dettaglio che non è in grado di lavorare nel Paese, arriva fino al 10%: molte aziende della catena alimentare, infatti, hanno riferito che circa il 70% dei loro dipendenti sono temporaneamente assenti, a causa delle leggi sulla quarantena.
Il Primo Ministro australiano Scott Morrison, definisce “stretto contatto” chiunque abbia trascorso un minimo di quattro ore con chiunque risulti positivo al Covid: chiunque entri in stretto contatto con il malato, deve isolarsi per una settimana e fare un test rapido dell’antigene (Rat), il sesto giorno.
Questa forma di prevenzione, ha costretto molti negozi e magazzini a chiudere temporaneamente, con gli scaffali dei supermercati che ora rimangono completamente vuoti, sia a causa dei danni causati alla catena di approvvigionamento, che degli acquisti compulsivi causati dal panico dei consumatori.
Alcuni negozi di alimentari, come Coles ad esempio, hanno già introdotto “limiti di acquisto” (cioè razioni) perché il cibo che possono vendere scarseggia ed inoltre la società ha confermato durante una recente intervista all’ABC Australia, che prevede che ci vorranno “diverse settimane” per tornare alla normalità.
A complicare ulteriormente le cose, ci pensa la scarsità di kit per i test rapidi dell’antigene: “Sappiamo perfettamente quello che sta accadendo, ovvero i camionisti stanno consegnando i test rapidi da vendere sugli scaffali di supermercati e farmacie, ma loro, come la maggior parte degli australiani, non possono accedervi da soli”, ha affermato il segretario nazionale Michael Kaine.
Nonostante il Primo Ministro Morrison abbia rimosso i normali requisiti di test per i camionisti giorni fa, il danno purtroppo è già stato fatto e perciò dovremmo aspettarci ulteriore carenze di approvvigionamento di cibo e beni di primaria necessità in Australia.
Questa situazione, soprattutto in un paese molto importante come l’Australia, testimonia ancora una volta che i danni economici (ma anche quelli del mercato del lavoro e di conseguenza delle famiglie) causati dal lockdown e da regole a volte troppo rigide sulla prevenzione, stiano diventando sempre più gravi ed irreparabili in tempi brevi: l’inflazione, come più volte discusso nei miei articoli e l’aumento smisurato dei prezzi delle materie prime, ne sono alcuni esempi ed alla luce dei fatti, confermano come sia stato irresponsabile parlarne in termini di “situazioni transitorie”.
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