L’inflazione core, che non include cibo o energia, ha raggiunto il suo minimo nel 2010, dopo la chiusura annuale più alta di sempre nel 1979 (come mostra il grafico) ed ora ha di nuovo iniziato un trend decisamente rialzista: questo è ancora più evidente, se all’inflazione core aggiungiamo anche le componenti di cibo ed energia, che sono quelle che stanno salendo più velocemente e che stanno spingendo al rialzo l’inflazione complessiva, ad un ritmo ancora più più veloce.
Il rialzo dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali, non potrà arrestare l’attuale inflazione, dal momento che gli effetti del lockdown globale hanno creato una situazione “strutturale di carenza di materiali e di manodopera”, che sta contribuendo all’aumento dei costi, che a sua volta si riflette sui prezzi al consumo.
Si tratta di un trend di medio-lungo termine, dal momento che il prolungato lockdown mondiale ha creato una situazione senza precedenti, per la prima volta nella storia, che non potrà essere tenuta sotto controllo con interventi di politica monetaria da parte delle Banche Centrali.
L’aumento dei costi di trasporto delle merci provenienti dall’Asia ha ridotto, in Europa, la disponibilità di alcuni beni di largo consumo: si tratta di un problema che riguarda l’importazione di una larga gamma di merci che acquistiamo in Cina, perché vengono prodotti lì e che a causa delle difficoltà indotte dalla pandemia, hanno visto lievitare i loro prezzi.
Superato il primo lockdown dell’anno scorso, la Cina già a novembre 2021 ha visto crescere le esportazioni del 21% rispetto all’anno precedente, nei settori produttivi di elettrodomestici, giocattoli, dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti, che come ben sappiamo sono una merce molto richiesta, ma anche di frutta secca o di biciclette.
Questa è solo una delle conseguenze più problematiche sia dell’aumento delle esportazioni, sia delle conseguenze causate dal pandemia, per cui in questo periodo in Cina non è facile trovare container vuoti, con i quali viene spostato il 60% delle merci globali e, secondo le statistiche commerciali dell’ONU, attualmente ne circolano 180 milioni.
I prezzi delle rotte verso l’Europa sono quadruplicati, dal momento che le aziende di spedizione si contendono quelle disponibili e, di conseguenza, continueranno le difficoltà produttive nelle aziende e gli aumenti dei prezzi di molti prodotti: l’aumento dei prezzi delle rotte, inoltre, non riguarda solo le merci spedite dall’Asia, ma si tratta di un trend globale che coinvolge anche altri mercati, sia occidentali che asiatici.
La recente chiusura del porto marittimo di Shanghai, il più trafficato al mondo, oltre alle sanzioni imposte alla Russia, ha ulteriormente esasperato l’attuale crisi della catena di approvvigionamento e di conseguenza il rialzo incontrollato dell’inflazione, che non potrà essere ridimensionato con il rialzo dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali.
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