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Cosa farà Draghi come premier per l’economia italiana

Draghi Presidente della Bce

Mario Draghi è noto per la frase faremo tutto quello che è necessario, e credetemi, sarà più che sufficiente” con cui, come Presidente della Bce, ha iniziato il Quantitative Easing, ovvero l’acquisto di debito pubblico in misura superiore a quello della Fed o della Banca di Inghilterra: Draghi ha fatto l’opposto di quello che, con l’austerità, Mario Monti o altri premier “tecnici”, come Lamberto Dini o Carlo Azeglio Ciampi (a cui potrebbe essere equiparato), hanno scelto come soluzione ai nostri problemi.

Draghi, dal 2014 al 2019, come Presidente della Bce, ha iniziato il maggiore finanziamento (indiretto) di deficit pubblici della storia, che di fatto continua tuttora ed ha consentito a tutti i Paesi Ue di aumentare i deficit pubblici di 3.000 Mld Eur.

Cosa può fare adesso Draghi per l’economia italiana?

Draghi ha dichiarato sul Financial Times le sue intenzioni, ovvero “far creare denaro alle banche” (come riporta la sua intervista allegata), senza ricorrere perciò ai soliti governi tecnici cioè alle note “riforme strutturali”, che richiederebbero anni per essere attuate e non avrebbero nessun beneficio concreto immediato per la nostra economia.

Lo Stato deve coordinare, garantire e indirettamente finanziare l’espansione del credito

Draghi sottolinea come lo Stato debba coordinare, garantire e indirettamente finanziare l’espansione del credito: questo approccio in realtà è già seguito in altri Paesi Ue, ad esempio in Francia, dove il credito a famiglie ed imprese è circa al 260% del Pil, mentre in Italia si ferma al 110% del Pil: l’Italia è il Paese Ocde in cui famiglie e imprese ricevono meno credito.

Il credito, soprattutto nel contesto economico attuale, rappresenta il modo in cui si crea il denaro, che potrebbe circolare e sostenere la nostra economia, soffocata dalla mancanza di denaro creato dalle Banche: Draghi ha indicato una soluzione di tipo finanziario/monetario, ovvero la necessità di deficit pubblici ampi, che compensino le perdite di reddito del settore privato e l’uso del settore bancario, indirizzato dallo Stato a finanziare l’economia.

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